Una trattazione approfondita del libro di Eva Klotz sulla biografia del padre, Georg , esula dalle mie competenze; sono comunque certo di potermi avvalere dell’aiuto di chi, presente in sala, può farlo meglio di me. Non voglio esimermi, tuttavia, dal mettere in luce la figura di un uomo come Georg Klotz e tanti altri patrioti come lui che hanno imbracciato le armi per una nobile causa, ancora una volta la difesa della propria Terra , non per l’offesa alla Terra di altri , una causa la cui portata a molti oggi ancora sfugge o che non si vuole semplicemente riconoscere.
Ce la spiega in maniera molto sintetica Maurizio Gretter , un giovane ricercatore e giornalista locale che per il Suo ammirevole impegno è riuscito a lasciare un segno veramente profondo dietro di Se. Purtroppo una sorte avversa se l’è portato via prematuramente a soli 32 anni. In un libro edito nel 1986 in Suo ricordo titolato “ Maurizio Gretter , un seme di libertà “, in merito alla questione Sudtirolese si legge quanto segue...
E questo è quanto è successo al Suedtirol, ma la causa di cui si parlava sopra ha investito in pieno anche il Tirolo di lingua Italiana o Welschtirol che dir si voglia. Ed è a questo che vorrei dedicare i pochi minuti che ho a disposizione per l’introduzione–saluto della serata. Ovviamente senza voler sminuire il discorso di fondo, cioè la presentazione del libro su Georg Klotz.
L’Italia di allora si dice dichiarò guerra all’ Impero Asburgico per liberare il Trentino, ma diciamola tutta, a parte il fatto che non c’era bisogno di liberare nessuno, dal comportamento ambiguo che la contraddistinse fin dal primo momento, quando, ancora neutrale complottava con le potenze della Triplice Intesa, era evidente la sua aspirazione ad espandersi a scapito di territori che pure non le appartenevano e di cui ufficialmente non rivendicava il possesso”.
Quindi una guerra che qualcuno ha osato definire di indipendenza diventa da subito una guerra di conquista. E se per l’attuale Suedtirolo la conquista fu ancora più tragica rispetto a quella che interessò il nostro territorio e questo dipese anche dal fatto che i Sudtirolesi di Lingua Tedesca si trovarono a dover modificare per imposizione tutto quanto faceva parte della Loro Heimat : lingua, tradizioni, costumi, autogoverno. Il Tirolo di lingua Italiana apparentemente subì un impatto meno forte in quanto almeno la lingua non variava, ma a parte l’essere usato come mezzo di contrasto numerico nell’ambito regionale contro il gruppo di lingua Tedesca, dovette anch’esso fare i conti con i nuovi venuti. O se vogliamo essere sinceri dovette fare prima i conti con quella parte di Tirolesi, Trentini Irredenti che dopo aver combattuto per l’Italia abbandonando l’Austria, si organizzarono trasformandosi in Legione Trentina, e forti dell’appoggio nazionalista Italiano, spadroneggiarono senza alcun limite, tanto che la stessa vedova Battisti, sig.ra Bittanti , dopo la seconda guerra mondiale si oppose apertamente alla ricostituzione della Legione Trentina, causa la troppa collaborazione data al fascismo. ( Klau Gatterer – ritratto di un alto traditore pag.261) La legione ebbe come risaputo tempo e modi per destabilizzare con la sua opera nefanda l’intero Trentino, a partire dall’amministrazione territoriale. Di ciò si trova testimonianza pure nel volume “ in lotta contro Roma “ di Claus Gatterer, autore la cui obbiettività di giudizio è universalmente riconosciuta, nel testo sotto riportato.
Giovanni Pedrotti ( uno dei tre firmatari l’appello di C.B al Re d’Italia per sollecitare una guerra di liberazione del Trentino dal giogo Austriaco ) si lamenta nel 1927 in una lettera scritta ad un amico, affermando che il Trentino aveva bisogno di essere governato meglio di quanto facesse una burocrazia per la maggior parte proveniente dalla piccola borghesia italiana meridionale, da Lui giudicata spesso meno colta e meno civile della popolazione che era chiamata ad amministrare. Ammetteva l’esistenza di eccezioni, anche notevoli, che però poco incidevano sul fatto che certe pratiche che un tempo si sbrigavano in tre o quattro giorni, richiedessero ora mesi o anni. Concludeva auspicando un sistema fiscale meno rigido, e una polizia meno borbonica, specialmente qui dove si possono far sempre certi paragoni.
La stessa Legione Trentina denunciò in un memorandum indirizzato il 26 maggio 1935 a Mussolini, dopo un certo lavoro fatto da Mussolini stesso e dal noto personaggio Tolomei Ettore, che in presenza di una disorganizzazione e di un peggioramento dei servizi, si trasferivano comunque altrove, togliendoli dal Sudtirolo, funzionari delle poste, delle finanze e della giustizia solo ed esclusivamente causa le loro origini Trentine.
Complessivamente solo nel 1934 furono allontanati dal Suedtirolo 300 insegnanti solo perché nati nel Trentino.
Alla politica di manifesta avversione del regima fascista nei confronti di tutto ciò che si riferiva alla cultura locale, seguì un periodo che ne ricalcava, sotto mentite spoglie gli stessi principi e che ancor oggi condiziona il tessuto sociale del nostro territorio. Chiari sono rimasti tuttavia alcuni segni della nostra peculiarità di visione del mondo, come ad esempio il risultato del referendum per la scelta tra la monarchia e la repubblica, indetto alla fine della seconda guerra mondiale, mentre i cittadini del Sudtirolo ne furono esclusi, i Trentini si recarono alle urne esprimendo quel 2 giugno 1946 dei risultati che in nessuna parte d’Italia ci furono, ben 85% a favore della Repubblica, contro una media nazionale del 54,3%, un bel segno di maturità da parte nostra !! La nascita dell’A.S.A.R. nel 1945 e la Sua breve vita , visto che nel 1948 già scompariva, minata al Suo interno da interferenze che non è difficile pensare da dove arrivassero, e si dice anche da opera di vera e propria corruzione, si vede che già allora il sistema di acquisto di politici era già in voga. La nascita poi del partito autonomista, osteggiata e contrastata dal nazionalismo mai morto, tanto che a mezzo stampa ci si permetteva di uscire in prima pagina, ( vedi Corriere Tridentino del 25 maggio 1951 ) con frasi tipo : Una vergogna che deve cessare, dichiaratamente nostalgici i bastardi del P.P.T.T. o P.P.T.T. germe fetente dell’austriacantismo . Sembrava evidentemente del tutto normale che i giornali locali di allora definissero gli Autonomisti come una vergogna: Branco di pazzi che non si sa per quale ragione sono stati tollerati finora nonostante che da anni si conosca la loro diretta discendenza ecc. ecc.
Questo era il clima che si respirava nella Repubblica in quel tempo, mentre nel Sudtirolo cominciavano a farsi sentire i primi attentati, e i governanti di qui ben pilotati da Roma cercavano in tutti i modi di dividere le due popolazioni, italiana e tedesca che avevano convissuto in pace per tanti secoli sotto un unico governo, sotto una unica Bandiera.
Ora i signori sopraccitati non si fidano più a chiamarci bastardi o germi fetenti, una certa etica è entrata anche nel loro linguaggio, si limitano a definirci “ nostalgici “termine” la cui accettazione, se riferita alla consapevolezza di un trascorso di buon governo, di etica della responsabilità, di rispetto per il prossimo, di attenzione al territorio, di un ottimo servizio amministrativo, di efficienza ed imparzialità della giustizia non ci disturba, al contrario ci inorgoglisce. L’irredento Ottone Brentari ebbe a dire, in riferimento alla conduzione di stampo Austro-Ungarico del nostro territorio, che l’Italia non avrebbe dovuto conquistare il Tirolo, sarebbe stato semmai auspicabile il contrario, il consiglio non è stato evidentemente recepito, e gli oltre 2000 miliardi di debito pubblico attuali di questo Paese ne sono la più tangibile delle conferme.
Leggendo e ascoltando in giro si sentono tanti Italiani DOC, che affermano pubblicamente di vergognarsi di essere Italiani e li comprendo, e li stimo per la loro sincerità e coerenza e in cuor mio vorrei che ce ne fossero tanti così, perché allora anche i nostri problemi non esisterebbero più.
Permettetemi ora di fare un po’ da cavalletta e saltare su un altro argomento. Non posso fare a meno di intervenire con un commento tutto personale su due articoli comparsi recentemente sulla stampa, uno del giornalista Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera “ L’elogio del Santo Martellatore, Eva Klotz celebra il Padre e dimentica gli Italiani uccisi “
L’altro sullo stesso stampo, del Sig. Giorgio Grigolli che si cimenta su un quotidiano locale con un articolo dal titolo “ Il libro di Eva su Georg Klotz. il martellatore e quei morti rimossi”
Praticamente da parte di ambedue si fa colpa all’autrice del volume di aver dimenticato, i morti da parte italiana.
Personalmente, non voglio sbilanciarmi e non faccio nessun commento, se non quello che il volume in questione racconta tutta la vita di un Uomo, di una famiglia, inserita in un certo contesto, non mi sembra un libro storico per cui non vedo oltraggio nel non parlare di caduti Italiani, sono un altro discorso e comunque per quello che ci riguarda poi, sono sicuro che anche questi hanno il diritto di essere ricordati, ma non necessariamente sul libro in questione.
Con una osservazione di questo genere però, mi balza alla mente una situazione che in fatto di ricordo di Caduti, stride tremendamente con quanto affermato nei due articoli sopraccitati.
Qualche anno prima infatti, alla fine della Grande Guerra, che fu provocata e predicata anche da un solerte, continuato, e subdolo contributo degli Irredenti locali, il Tirolo Italiano cercò di contare i Suoi Morti, che come tutti sappiamo a tutt’oggi stanno superando le 12.000 unità. Il numero esatto ancora non c’è perché i vincitori di allora si sono ben guardati dal permettere la pietosa opera di recupero e numerazione di tutti i Caduti, questo attuato anche a mezzo purtroppo proprio di quella minoranza di Irredenti Trentini, trasformatisi poi nel frattempo in Legione Trentina.
Eloquente a questo proposito, la scritta che compare in una delle tante targhe disseminate sul nostro territorio, nel cimitero di una grossa borgata a ricordo dei suoi oltre 130 Caduti in divisa Austro-Ungarica.“Questo Paese redento, ricorda con pietà i suoi figli morti in guerra, ( e fin qui va bene ), cui fu negato il sublime conforto di cadere per la patria “ C’è un particolare che di quei Caduti offende la memoria, la Loro Patria non era la stessa di chi scrisse questa dedica. La Loro Patria era quella che Essi avevano difeso anche da coloro che poi ne infangheranno volgarmente la memoria.
Questi nostri Caduti sono forse onorati e ricordati dalle lapidi di cui sono pieni i nostri paesi,dove sono descritti come facenti parte di quell’esercito di barbari sconfitti dalle armate italiche ? Sono forse ricordati dalle targhe che titolano le nostre vie e le nostre piazze ? Niente di tutto questo, anche la cosidetta storia condivisa non riesce ancora a dare onore ai nostri Morti per la Loro Patria nel modo giusto, per cui i signori sopraccitati che si sono scandalizzati per il mancato ricordo nel libro in questione dei caduti italiani, si mettano l’animo in pace, e cerchino di vedere la storia con un’apertura maggiore che permetta di dimostrare che sono almeno a conoscenza dei fatti.
E se vogliamo dirla tutta, ben altri furono comunque gli onori riservati dalla classe politica italiana e trentina in quel lontano 1952, quando quello che lo stesso Gaetano Salvemini, illustre storico-politico italiano ha definito come "Il boia del Sudtirolo" , cioè quell’Ettore Tolomei che si può ben dire mise a ferro e fuoco il Tirolo caduto sotto il dominio Italiano . Ai funerali di costui infatti si potè vedere tutta una certa classe politica trentina prostrata e addolorata davanti alla bara, posizionata presso il monumento a Dante a Trento per i massimi onori, in una strana e inopportuna mescolanza tra il sacro e il profano. Che poi del tutto strana non era, in quanto il Tolomei era affiliato alla Dante Alighieri, associazione che finanziava l’irredentismo, e che era il braccio operativo della massoneria.
Giuseppe Matuella